Lo staff vestito da militare (militare da guerra civile, non uniforme ma vestiti verdi scuri, e armi in braccio, con maschere paintball) fa camminare i partecipanti in un corridoio spingendoli e recitando frasi provocatorie. Li fa sedere divisi per squadre (A1-A2-A3-A4-A5-B1-B2-B3-B4-B5).
Arrivano all'anfiteatro, entrano in silenzio.
Quando viene detto alla fine “Tu, vieni con noi”, i soldati prendono i gruppi e li portano nella prima prova dicendogli “voi, venite con noi”.
Le squadre vengono portate nella loro prima prova. Ogni 10 minuti lo staff fischia e chi tiene la prova manda la squadra alla prossima prova, in ordine (A1 --> A2, A2 --> A3, etc).
Al termine dell'ultima prova (quindi quando lo staff ha fatto la prova per la quinta volta) riaccompagna la squadra all'anfiteatro.
STAZIONE 1 - il peso dell'ingiustizia
Tema: Conseguenze del conflitto, costo della vita, condivisione
Cammino a piedi nudi su sassi, portando in braccio un sacco di farina da 25 kg (anche non farina).
All’arrivo lasciano il sacco su una carriola ed entrano in un separè, o comunque dietro una tenda (telone teso tra due alberi?).
Li trovano una pagnotta di pane, gli viene detto di prendere un pezzo che ritengono giusto, tenendo conto che deve essere razionato per tutti (non si dice altro, nemmeno se viene chiesto. Magari ci mettiamo un cartello al posto di una persona). Passati tutti, verosimilmente il pane sarà finito, e li si fa riflettere che nessuno ha pensato agli altri fuori dalla squadra. A tutti gli altri 150 partecipanti al fuoco.
Riflessione sulle difficoltà per avere il pane e sui problemi legati alla malnutrizione.
"È così che la fame distrugge il tuo corpo: nelle prime 6-24 ore, il livello di zucchero nel sangue cala. Il corpo brucia il glicogeno immagazzinato per sopravvivere. Dopo 1-3 giorni, il glicogeno è esaurito. Il grasso viene trasformato in chetoni per alimentare il cervello e il corpo entra in quello che chiamiamo “modalità di sopravvivenza”. Entro 3-5 giorni, i muscoli iniziano a deteriorarsi. Il corpo sacrifica i propri tessuti, persino il cuore, solo per sopravvivere. È a questo punto che i bambini smettono di piangere”.
STAZIONE 2 - Vedere senza capire
Tema: emotività, contestualizzazione dimensioni del conflitto
Senza nessun rumore/audio/voce, vedere numeri, parole e foto per 3-4 minuti.
Vari cartelli / infografiche con dati sulla geografia di Gaza per far capire quanto è grande, quanto è popolosa, quanti bambini, etc.
Passato il tempo, Si legge un brano e che mette in ordine i pezzi.
STAZIONE 3 - La storia non dimentica
Tema: contestualizzazione storica
Ogni partecipante riceve un evento storico del conflitto, o un personaggio, e devono disporli in ordine temporale e dal lato palestina o lato israele (devono capire sia quando è successo, sia chi ha fatto cosa).
Poi spiegazione.
Far capire i momenti importanti e le scelte che hanno portato ad oggi.
STAZIONE 4 - Cosa sai davvero?
Tema: propaganda e disinformazione
Audio-testimonianze vere, da video social, mischiati ad altri video degli influencer israeliani.
Riflettere sul fatto che la narrazione di una storia dipende dalla campana che si ascolta, di come Israele stia cercando di raccontare una sua versione dei fatti, uccidendo anche tantissimi giornalisti palestinesi con la scusa che sono legati al terrorismo.
Vengono lette delle frasi e ogni persona deve posizionarsi a destra o sinistra di una linea in base alla veridicità o meno dell’affermazione, secondo loro (es. “È un conflitto religioso”, “Gaza è autonoma”).
STAZIONE 5 - Il peso delle parole
Tema: Capire i termini (sionismo, genocidio, hamas).
Per ogni parola vengono letti 2 significati diversi, magari solo con qualche parola chiave di differenza, e devono schierarsi su una delle due definizioni, e provare a convincere gli altri della validità della loro definizione.
Si danno due minuti di discussione, poi chi vuole può cambiare sponda.
Alla fine di tutto si dice quali erano le definizioni vere, e potrebbero non essere nessuna delle due lette, per sottolineare il fatto che spesso siamo anche cose che sentiamo tutti i giorni, non sappiamo bene cosa vogliano dire.
Ci si riunisce attorno alla debole luce accesa.
Parte un video con la testimonianza di Martina Marchiò, Responsabile Medica di Medici Senza Frontiere a Gaza, seguito dal video della canzone "Non mi avete fatto niente" di Fabrizio Moro (GUARDA IL VIDEO)
Brano conclusione
Quando si legge “bisogna accendere una luce” si accendono dei fari in faccia alle persone, come simbolo di far luce sulle cose, non nasconderle, non ignorarle, e si iniziano a consegnare i simboli.
Consegna simbolo (una piccola spilla con una lanterna per richiamare il fare luce sulle questioni scomode).
Si conclude il fuoco con il canto del Cngei, poi il canto Signor tra le tende schierati, e buona notte.